(ASI) Tutti sul banco degli imputati. Inevitabilmente. Il Perugia riesce a perdere ad Ascoli in modo assurdo, ma alla fine senza scusanti.
Quando domini una partita (oltre il 60% di possesso palla nel primo tempo) contro un avversario in crisi, ma non riesci a buttarla dentro e nemmeno crei tante occasioni; quando giochi con l’uomo in più nel momento cruciale dell’incontro e dai modo all’avversario di rifiatare e addirittura di sfiorare il gol; quando, poi, riesci a creare un’occasione ma sbagli il colpo del ko, e prendi addirittura il gol in contropiede; quando ti aspetti una reazione finale furibonda, intensa e tutto cuore, e invece trovi solo un cincischiare accademico, moscio e fatto di solisti inconcludenti; quando, insomma, potevi vincere e, invece, perdi senza una spiegazione tecnica e tattica plausibile, evidenziando tutti i tuoi limiti, non puoi che pagare tutto intero il prezzo, senza sconti di pena. La partita ha detto questo, e dissertare su moduli, schemi e uomini impiegati è francamente ininfluente. Il 4/3/2/1 iniziale con Zebli, Della Rocca e Rizzo in mediana sembra annunciare un Perugia più attento a non scoprirsi. In effetti, l’Ascoli non arriva mai a impensierire Rosati, ma anche al Perugia manca propulsione e vicinanza tra i reparti. Solo Lanzafame sembra poter animare gli ultimi trenta metri, ma L’Ascoli gioco a corto e tutto dietro la palla. E nella ripresa, con l’Ascoli in dieci, il Perugia cerca di intensificare gli attacchi, creando un’occasione fallita da Ardemagni. Drole per Rizzo e Di Carmine per Zebli, di nuovo il 4/2/3/1, ma lo stesso Perugia lento e compassato che non la butta dentro. E quando l’ Ascoli, sull’asse Bellomo-Cacia, erige la statua di Belmonte, il buio cala nelle menti dei grifoni. Il finale è convulso, ma senza lucidità. Solo all’ultimo secondo Volta incorna di testa, ma il portiere di casa salva il risultato. Il Perugia ridà vita all’Ascoli, che era ormai sull’orlo del baratro, ma ne toglie un poco a se stesso.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia