Pasqua L’Arcivescovo: «Diffidenza, tristezza e scoraggiamento lascino spazio alla speranza che nasce dalla risurrezione di Gesù, dal messaggio che Dio è Padre, che dà la vita a tutti noi suoi figli e che nessuno è escluso da tale dono straordinario»

(ASI) Spoleto. «La Pasqua è un invito ad un impegno di fede serio e responsabile; un invito a testimoniare nella nostra carne e nella nostra vita gli atteggiamenti di Gesù, sicuri che il Risorto ci darà la forza per realizzarli. La Pasqua diventa un invito a camminare quotidianamente dalla morte alla vita, a mostrare che l'amore è più forte dell'egoismo, la speranza è più forte di ogni delusione, la luce è più forte della tenebra». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha concluso l’omelia nella Veglia Pasquale presieduta in Cattedrale la notte di sabato 26 marzo. La grande veglia, la più luminosa di tutto l’anno liturgico, è iniziata in Piazza Duomo con la benedizione del fuoco simbolo di Gesù risorto, dal quale poi mons. Boccardo ha acceso il cero pasquale. Il Presule ha inciso una croce sul cero per configurarlo a Gesù Cristo; poi vi ha inciso l’alfa e l’omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, per indicare che Cristo è il principio e la fine di tutte le cose; infine le cifre dell’anno per significare che Gesù - Signore del tempo e della storia - vive oggi per noi. Processionalmente si è entranti in Duomo – le luci erano soffuse - e per il diacono si è fermato lungo la navata centrale, ha innalzato il cero e si è cantato “Cristo, luce del mondo”; i fedeli hanno risposto “Rendiamo grazie a Dio”. Ad ogni sosta, si sono accese al cero pasquale successivamente le candele dell’Arcivescovo, dei sacerdoti, dei ministranti e dei fedeli: in tal modo la chiesa si è progressivamente illuminata, le tenebre sono vinte dalla luce. Giunti all’altare, il cero è stato deposto sul candelabro preparato presso l’ambone ed è stato proclamato il preconio pasquale: i fedeli stavano in piedi con in mano la candela accesa. Poi, c’è stata la proclamazione dell’annuncio pasquale. Nella seconda parte della veglia è stata proclamata la Parola di Dio: si sono rivissute le tappe della storia della salvezza che segnano la direzione della vita dal progetto creativo iniziale alla Pasqua di Cristo. Al termine delle letture e prima dell’Epistola, l’Arcivescovo ha intonato l’inno Gloria a Dio: le campane della Cattedrale hanno suonato a distesa. Poi, spazio alla liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua e il rinnovo delle promesse battesimali: mons. Boccardo ha asperso l’assemblea con l’acqua benedetta. L’ultima parte della Veglie è stata la liturgia eucaristica.

A Pasqua l’Arcivescovo ha iniziato la giornata celebrando la Messa presso l’Hospice “La Torre sul colle” di Spoleto. Alle 11.30, poi, ha presieduto il solenne pontificale in Duomo, animato nel canto dalla Cappella Musicale del Duomo. Davvero tantissime le persone presenti, tra spoletini, ad iniziare dal sindaco Fabrizio Cardarelli, e turisti: la Cattedrale era piena in ogni settore come nelle grandi occasioni, quali la festa del patrono S. Ponziano e la recente apertura della Porta Santa della Misericordia. «L’annuncio della risurrezione – ha detto mons. Boccardo nell’omelia - ci invita a cambiare modo di pensare e di vedere: dobbiamo accettare che l'amore di Dio dissolve la paura, che la grazia rimette il peccato, che l'iniziativa di Dio viene prima di ogni nostro sforzo e ci rianima, ci mette in piedi da ogni nostra caduta. Non ci deve essere oggi in noi la diffidenza, la tristezza, lo scoraggiamento, ma piuttosto la disponibilità a dare spazio a quella speranza incredibile e pur vera che nasce dalla risurrezione di Gesù, dal messaggio che Dio è Padre, che dà la vita a tutti noi suoi figli e che nessuno è escluso da tale dono straordinario».


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