(UNWEB) TERNI – “Ci siamo assunti, con un ulteriore atto di responsabilità, il compito di assicurare il proseguimento dell’attività del centro per l’impiego (oggi Arpal Umbria, ndr), nonostante da tempo non fosse più nostra competenza, ma la situazione, così com’è oggi, non può durare più a lungo”. Lo dice il presidente della Provincia di Terni, Giampiero Lattanzi, che porta alla luce la questione legata al pagamento delle utenze e della sede del centro per l’impiego di Via Annio Floriano a Terni.
“Per legge – spiega il presidente Lattanzi – i costi dell’Arpal devono essere a carico dei Comuni dell’ambito di riferimento e non della Provincia. Il nostro ente, come noto, è stato privato, dalla legge Delrio, di questa funzione con il personale e le deleghe passate alla Regione Umbria. Come già stabilito dalla legge nazionale 28 febbraio 87, n.56, i costi delle strutture sono previsti a carico dei Comuni e gli stipendi a carico invece dell’agenzia regionale Arpal.
Noi come Provincia - sottolinea il presidente - abbiamo continuato ad anticipare le spese fisse per il 2019 al fine di evitare l’interruzione delle prestazioni in base ad una convenzione con Arpal Umbria in virtù della quale l’ente regionale ci ristorna le spese sostenute. Ma questa dinamica finanziaria - osserva - è molto lenta e soprattutto non è in linea con la normativa, tenendo a che conto della situazione economica della Provincia di Terni. E’ tempo ormai che i Comuni e gli altri enti interessati facciano la loro parte.
A tale proposito - fa notare Lattanzi - la Provincia ha già invitato Comune di Terni, Regione Umbria e Arpal ad incontrarsi con i proprietari dei locali per stabilire le modalità di subentro o eventuale rilascio dei locali di Via Annio Floriano. Per quanto ci riguarda – conclude il presidente -, proprio per non interrompere un pubblico servizio, di evidente importanza, come quello legato al lavoro, tema di strettissima attualità in tempi di crisi, abbiamo deciso di continuare il pagamento dei costi ma solo fino a fine gennaio, dopo di che saremo costretti ad interrompere e a demandare la questione agli enti che per legge ne sono competenti”.