medicina genere(UMWEB) - Perugia, – La salute non è neutra: sintomi, progressioni delle malattie e risposte ai trattamenti variano da uomo a donna e la medicina, come pure il sistema sanitario non lo possono più ignorare.


Seppur in ritardo, anche in Umbria si affaccia la cosiddetta “medicina di genere” e ci si inizia a porre il problema di come introdurla in tutti gli ambiti sanitari (non solo in quelli rivolti esclusivamente alle donne), per aumentare la qualità delle cure, il livello di benessere generale e ridurre i costi sociali.
Un importante step verso la consapevolezza dell’importanza di questo nuovo approccio alla cura della persona si è avuto mercoledì pomeriggio in Provincia, grazie all’incontro “Salute di genere, la nuova frontiera della medicina”, promosso dall’Amministrazione provinciale di Perugia attraverso la consigliera delegata Erika Borghesi.
Di medicina di genere si inizia a parlare dalla fine degli anni ’90, da quando cioè, come ricostruito dalla stessa Borghesi, si inizia ad includere non solo le differenze biologiche e fisiologiche, ma anche le peculiarità e i fattori legati all’educazione, alla psicologia e agli stili di vita. “Tra uomo e donna – è stato detto durante il convegno – non esistono solo differenze biologiche, ma anche differenti reazioni rispetto all’ambiente in cui di trovano inseriti”.
E’ spettato in particolar modo ai medici presenti Giuseppe Ambrosio (primario della Struttura Complessa di Cardiologia e Fisiopatologia Cardiovascolare dell’azienda Ospedaliera universitaria di Perugia), Valeria Caso (neurologa medicina vascolare, dello Stroke Unit del Silvestrini), e Milena Mincigrucci (responsabile del servizio Consultoriale del distretto del perugino Asl Umbria 1) sfatare alcuni luoghi comuni e stereotipi fin troppo radicati e diffusi. Come l’idea che gli uomini siano più predisposti della donne ad ammalarsi di patologie cardiovascolari. Al punto che purtroppo ad esempio “la cardiopatia ischemica nel sesso femminile è pericolosamente sottodiagnostica e sottotrattata”.
“Dare le stesse cure – ha dichiarato l’avvocato Morena Bigini, per conto del Centro per le pari opportunità della Regione Umbria – non garantisce il diritto alla salute a tutti. E’ importante che si vada verso una medicina di precisione”.
“C’è la necessità – per la consigliera Borghesi – di porre attenzione alla studio di genere in tutte le aree mediche. Solo così si può realizzare l’obiettivo della centralità del paziente e della personalizzazione delle cure”. “La centralità della persona – le ha fatto eco in chiusura dei lavori l’assessore regionale Luca Barberini – è un punto fermo in tutte le programmazioni della Regione. E la medicina di genere è necessaria per essere più efficaci nella prevenzione, nelle
L’incontro è stato coordinato da Mara Fabrizio, presidente del Cug Usl Umbria 1.


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