pdf(ASI) Perugia - Questa è la nota trasmessa ieri dal Popolo della Famiglia riguardo alla vicenda del piccolo Joan.

"Il tribunale di Perugia ieri l'altro ha ribadito che è legale la trascrizione per intero dell'atto di nascita del piccolo Joan, nato in Spagna per fecondazione eterologa da due madri. La trascrizione non era stata ritenuta ammissibile dal Comune di Perugia, considerato che nella legislazione italiana non è prevista la nascita di un figlio da due donne ed il Comune si trovava nell'impossibilità di procedere alla trascrizione delle due mamme. La sentenza del tribunale di ieri che nel capoluogo umbro ha dato esito alla vicenda, rovescia molti significati e appare fondata su dei presupposti che sembrano emergere dai labirinti dell'interpretazione giuridica. Sembra tutto uno sforzo immane per giustificare il consociativismo civile delle coppie dello stesso sesso che devono essere messe in grado, liberamente, di poter procreare, nonostante gli ostacoli naturali; senza alcun vincolo che possa impedire la loro autodeterminazione.
Una sentenza celebrativa della cultura del pensiero unico che non tenta minimamente di riportare la problematica della trascrizione dell'atto di nascita di Joan all'interno di una logica condivisibile, o perlomeno mediatrice con la realtà legislativa, ma bada solo alla difesa e protezione delle due donne.
C'è stata tanta preoccupazione da parte dei magistrati che la sentenza non favorisse la stigmatizzazione del comportamento delle madri, ma il diritto di Joan ad avere un padre almeno come protagonista assente della sua venuta al mondo è stato letteralmente asfaltato.
Per il Popolo della Famiglia dell'Umbria la sentenza di Perugia trova ispirazione nella legge regionale del luglio 2017, nota come atto 15 bis, che ha rappresentato uno dei primi tentativi nazionali di tracciare delle linee normative anti omofobiche. Ora tutti gli apologeti dei nuovi diritti civili cantano vittoria e si risvegliano dal letargo per imporsi contro l'operato del Sindaco di Perugia, semplicemente perché ha compiuto il dovere di applicare delle norme. Per il Popolo della Famiglia dell'Umbria è stato sconfitto l'ovvio, un certificato di nascita con il nome di due madri non ha senso e costituisce la sintesi di un'anarchia valoriale che fino ad oggi ha generato delle piccole e indifese vittime, come il piccolo Joan". Concludono così la nota Claudio Iacono e Gianluigi Simone, rispettivamente Presidente e Vicepresidente del Popolo della Famiglia per la Regione Umbria.


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