20150409 153746(ASI) Perugia – "L'Umbria è una delle regioni italiane con un'alta percentuale di donne e uomini immigrati per cui diventa importante mettere a punto politiche che favoriscano l'integrazione, a partire da quella sanitaria e da quella delle donne che stanno per diventare mamme": lo ha affermato la vicepresidente della Regione Umbria con delega al Welfare, Carla Casciari, nel corso della presentazione del progetto BIRTH (Better Integration Rate Through maternal and child Healthcare), realizzato dalla Regione Umbria grazie ad un finanziamento del Fondo Europeo per l'Integrazione dei cittadini di paesi Terzi 2007-2013, in collaborazione con il l'UslUmbria1, le Aziende ospedaliere di Perugia e Terni e alcune associazioni.


Si tratta di una parte di un progetto più ampio – ha detto la vicepresidente – che vuole supportare in particolare le donne in un momento importante e delicato come quello della maternità e del parto. La Regione ha riservato una particolare attenzione alle donne immigrate – ha aggiunto – anche promuovendo dei corsi di lingua e cultura italiana a domicilio. Grazie a quasi un milione di euro di fondi comunitari, abbiamo avviato nuovo percorsi e fortificato iniziative già strutturate per garantire a tutti i residenti in Umbria il pieno diritto di cittadinanza".
La responsabile immigrazione del Servizio Programmazione e sviluppo della rete dei servizi sociali e integrazione socio-sanitaria della Regione, Eleonora Bigi, ha evidenziato l'importanza di poter contare per la realizzazione del progetto, su partner come l'UslUmbria1 e le Aziende ospedaliere di Perugia e Terni, nonché su molte associazioni che stanno sostenendo il progetto facendo conoscere tutte le opportunità di un'iniziativa di grande valore, perchè rivolta a donne che sono in attesa di avere un bambino.
Eleonora Bigi ha anche ricordato che è possibile scaricare un'App dedicata a facilitare alle persone immigrate l'accesso ai servizi sanitari in umbria.
Nel corso dell'incontro è stato evidenziato come una delle maggiori criticità emerse dagli studi effettuati in Umbria sull'accesso ai servizi sanitari da parte degli stranieri, riguardi il percorso materno infantile. La difficoltà è determinata prevalentemente da un divario consistente evidenziato dalla percentuale di donne che hanno effettuato meno di tre visite durante il periodo gestazionale.
E' emersa quindi la necessità di allargare i servizi di mediazione interculturale – ha riferito Daniela Ranocchia dell'UslUmbria 1 – prevedendo anche la strutturazione di un centro di coordinamento regionale che colleghi tempestivamente mediatrici qualificate delle diverse etnie e dei diversi territori con le operatrici sanitarie e le pazienti dislocate nel territorio, con servizi di mediazione per le donne immigrate che coprano tutto il periodo nascita e le prestazioni sanitarie dell'area materno infantile, sia con servizi programmati che con servizi d'emergenza.


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