(UNWEB) “Mezzo milione, per l'esattezza 451mila 912 euro: ecco quanto sono costate al servizio sanitario pubblico le 94 operazioni chirurgiche effettuate in convenzione tra l'Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni e la clinica Porta Sole di Perugia da ottobre 2020 a marzo 2021.
I dati emergono dalla nostra richiesta di accesso agli atti per sapere il costo del diritto alla prestazione sanitaria di cittadini costretti a recarsi presso una clinica privata”. Lo scrive il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca annunciando, in proposito, una interrogazione alla Giunta regionale per sapere quale sia “l'importo complessivo esatto delle spese sostenute per le prestazioni erogate in virtù delle convenzioni stipulate tra le Aziende ospedaliere e sanitarie dell'Umbria e le cliniche private regionali. Nonché quali motivazioni possano giustificare lo spostamento di queste ingenti risorse della sanità pubblica verso la sanità privata, proprio nel momento in cui tali risorse sarebbero state fondamentali per affrontare l'emergenza pandemica. Vogliamo sapere – aggiunge - perché e in quali termini la Regione ha firmato delle convenzioni con cliniche private per smaltire pazienti in lista di attesa che negli ospedali non venivano operati per carenza di personale e mancate assunzioni”.
“L'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia – continua il capogruppo pentastellato - ha annunciato che la convenzione con le case di cura private andrà avanti fino al 31 luglio, al contempo si stanno riaprendo spazi per i ricoveri non Covid per tutte le patologie mediche che arrivano dal Pronto soccorso e si sta riattivando l'attività chirurgica programmata. I pazienti in lista d'attesa per intervento chirurgico con previsione di ricovero, alla data del 14 marzo, sono 5.677 all'ospedale di Perugia e ben 7.831 in quello di Terni. I 94 interventi effettuati nell'ambito della convenzione tra l'ospedale di Terni e la clinica Porta Sole rappresentano di fatto poco più dell'1 per cento rispetto a quelli attualmente in lista d'attesa. Questa spesa di circa mezzo milione di euro – osserva De Luca - non ha contribuito minimamente all'abbattimento delle liste di attesa, ma solo ad ‘ingrassare’ il privato sottraendo ulteriore personale dalla struttura di Terni, che già sconta un perenne sotto dimensionamento di organico e l'esodo continuo dei propri operatori sanitari. Anche strutture come quelle di Narni e Amelia, sebbene Covid-free, sono state pesantemente svuotate dei loro servizi. Peraltro il personale medico-chirurgico che si spostava ad operare presso la Casa di Cura di Porta Sole, è stato messo a disposizione proprio dall'Azienda ospedaliera”.
“A causa dell'emergenza pandemica – rimarca De Luca - la sanità ordinaria è stata messa in stand-by con liste d'attesa sempre più lunghe, visite e operazioni chirurgiche rimandate. Pesanti sono le conseguenze sulla salute e sull'aspettativa di vita di migliaia di persone che rimangono in attesa di interventi con il rischio di grave decorso delle patologie. Anche se in questi giorni stiamo assistendo ad un calo degli indici di contagio e le somministrazioni di vaccini in tutto il Paese hanno ormai coperto una consistente fetta di popolazione, non possiamo permetterci di rimandare oltremodo le prestazioni dell'attività ordinaria della sanità”.
“In questo ultimo anno – commenta De Luca - è stato accumulato un enorme ritardo e le liste d'attesa si sono allungate in maniera preoccupante. Il direttore della sanità regionale, Braganti ha confermato che sono oltre 5mila le prestazioni perse da recuperare solo per quanto riguarda il 2021. Nell'attuale organigramma dell'area sanitaria, reperibile nel sito internet dell'Azienda ospedaliera di Terni, ben 13 strutture complesse su 37 risultano in capo a facente funzioni, situazione intollerabile che si protrae da diversi anni e che oltre ad impedire una efficace programmazione sanitaria sottrae ulteriori risorse all'area sanitaria. Tutto questo mentre strutture come la Ex Milizia restano inspiegabilmente inutilizzate”.
“Anche per questo – ricorda De Luca - avevamo presentato una mozione per chiedere alla Giunta regionale la redistribuzione dei posti letto convenzionati con la sanità pubblica nell'ottica del riequilibrio territoriale. Proposta che però non è piaciuta, tanto ai consiglieri di maggioranza che a quelli di minoranza. Il risultato – conclude - è nei numeri che confermano questo scientifico attacco perpetrato ai danni della sanità pubblica, in particolare nell'Umbria meridionale”.