219087402 3050175635219454 459847453415804419 n(UNWEB) “Ci sono pagine che il tempo non riesce a girare, rimangono lì a raccontare la drammaticità di eventi che non possono essere dimenticati. Sono passati 29 anni dall’attentato mafioso al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta, ma la ferita rimane ancora aperta ed il ricordo deve significare, per ognuno di noi, in ogni livello istituzionale, l’impegno a contrastare ogni forma di illegalità che possa favorire infiltrazioni criminali nel territorio”.

Lo afferma il presidente della Commissione regionale d’inchiesta ‘Analisi e studi su criminalità organizzata ed infiltrazioni mafiose’, Eugenio Rondini, nel giorno in cui viene ricordata la strage di Via d’Amelio, avvenuta Palermo il 19 luglio 1992. “Chi, come Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, e tanti altri servitori dello Stato hanno messo al di sopra della propria vita la legalità e la lotta alla criminalità organizzata meritano un posto nella memoria di ogni cittadino, tanto più se è stato chiamato ad occupare ruoli all’interno delle istituzioni. Per questo – conclude Rondini – tutti, al di là di ogni appartenenza politica, abbiamo l’obbligo, morale e civile, di lavorare per garantire alle nuove generazioni un futuro imperniato sulla legalità e sul merito”.


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