(UNWEB) In relazione alla situazione della azienda Vetrya di Orvieto, i consiglieri regionali del Partito democratico Fabio Paparelli, Simona Meloni e Tommaso Bori hanno presentato una interrogazione scritta alla Giunta di Palazzo Donini per chiedere: “quali iniziative sono state previste per tutelare i lavoratori che vedono messa in pericolo la loro occupazione.
Se la Regione è stata messa a conoscenza della crisi aziendale e siano mai stati attivati tavoli di crisi in tal senso. Se è mai giunta la richiesta di tavoli regionali o nazionali da parte dell’azienda o delle parti sociali. Se, in particolare, l’assessore regionale alla Sviluppo Economico abbia valutato l’opportunità di un tavolo di confronto regionale tra le parti, tenuto conto che l’ordinamento regionale prima e quello nazionale poi, ovvero a partire dal 2019, hanno introdotto gli strumenti di allerta e di prevenzione della crisi, dando seguito alla raccomandazione 2014/135/UE, con l’obiettivo di una precoce rilevazione della crisi dell’impresa, in vista della tempestiva adozione delle misure idonee a superarla o regolarla”. L’atto ispettivo domanda inoltre “se la Giunta ha già avviato un percorso di verifica e stima di eventuali perdite derivanti da partecipazioni indirette a valere sul capitale dell’azienda in questione o sulle base delle garanzie accordate dal sistema finanziario regionale”.
Paparelli, Meloni e Bori evidenziano che “il consiglio di amministrazione di Vetrya ha comunicato il 23 ottobre di aver approvato la convocazione dell'assemblea dei soci per lo scioglimento e la messa in liquidazione della società, con cessazione delle attività, ad eccezione delle aree e direzioni da proseguire. Il CdA di Vetrya ha inoltre deliberato di approvare la prosecuzione delle attività finalizzate a verificare la sussistenza dei presupposti per l’accesso a procedura di concordato preventivo e ha fissato l’Assemblea straordinaria”.
“Quella definita dalla stessa Vetrya una ‘rilevantissima perdita di fatturato’ – si legge nell’interrogazione - ha innescato una crisi aziendale che si è palesata solo di recente, e che porterà ad una drastica riduzione del personale delle attività dismesse, esponendo gli attuali 130 dipendenti, per la maggior parte impiegati presso la sede di Orvieto, già colpiti nei mesi scorsi da esodi e cassa integrazione, al rischio concreto di licenziamento, con conseguenze occupazionali e sociali molto significative per il comprensorio orvietano e non solo”.