Con sei ordinazioni diaconali. I seminaristi Casini, Le Yang, Martinelli e Squarta saranno ordinati diaconi transeunti, prossimi sacerdoti, a testimonianza di una Chiesa viva
(UNWEB) Perugia. La solennità della Madonna delle Grazie della cattedrale di San Lorenzo in Perugia del prossimo 12 settembre (ore 18), che tradizionalmente apre il nuovo Anno pastorale dell’Archidiocesi perugino-pievese, è sempre molto sentita e partecipata e quest’anno in modo particolare. La celebrazione eucaristica in San Lorenzo presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti culminerà con sei ordinazioni diaconali, due permanenti e quattro transeunti. Queste ultime vedono avvicinarsi al sacerdozio, nel corso del nuovo Anno pastorale, Federico Casini, Giovani Le Yang, Augusto Martelli e Pietro Squarta.
I due aspiranti diaconi permanenti sono Giovanni Marabini (classe 1956) e Stefano Rivecci (classe 1967), entrambi coniugati. Il primo è anche nonno, dipendente di Poste Italiane, della parrocchia di Villantria di Magione, il secondo è papà, dipendente di banca, della parrocchia di Sant’Angelo di Celle di Deruta.
I seminaristi che si apprestano ad essere ordinati diaconi hanno maturato la loro “chiamata” da giovani adulti: Federico Casini è nato a Perugia il 7 dicembre 1981 ed ha un dottorato di ricerca in ingegneria elettronica, lavorando per un anno e mezzo in una azienda perugina che sviluppa progetti europei nel settore delle telecomunicazioni ad alte frequenze; Giovanni Le Yang è nato a Pechino il 12 giugno 1984 ed ha frequentato il Seminario diocesano della capitale cinese dal 2003 al 2006, successivamente ha lavorato presso uno studio di architetti a Shanghai per poi giungere a Perugia nel 2009 frequentando l’Università per Stranieri e dopo entrare in Seminario; Augusto Martelli è nato a Perugia l’11 novembre 1966 ed ha conseguito la laurea in Medicina veterinaria esercitando la professione dal 1993 al 2004, anno in cui è entrato nella vita monastica dell’Eremo di Montecorona; Pietro Squarta è nato a Perugia il 3 luglio 1992 e si è diplomato al Liceo scientifico statale “G. Alessi” del capoluogo umbro e successivamente è entrato in Seminario.
A Perugia la celebrazione in cattedrale della solennità della Madonna delle Grazie, che la Chiesa celebra nel giorno del Santissimo Nome di Maria (12 settembre), si concluderà, come è consuetudine, con il rinnovo dell’atto di affidamento della comunità diocesana alla protezione della Beata Vergine Maria, attraverso la recita da parte dell’arcivescovo della preghiera scritta dal cardinale Gioacchino Pecci (papa Leone XIII) quand’era vescovo di Perugia, davanti alla splendida immagine mariana dipinta da un allievo della scuola del Perugino su una colonna della navata centrale.
Nella ricorrenza della solennità della Madonna delle Grazie si ripete anche il rito della “calata” del Sant’Anello. Come è noto la preziosa reliquia, che la tradizione vuole attribuire all’anello con cui Maria fu sposata a san Giuseppe, è custodita a Perugia dal 1473 e dal 1488 è venerata in cattedrale, nella cappella ad essa dedicata. Il “Santo Anello” ha per la Chiesa perugina un significato fortemente simbolico della santità, stabilità, fecondità del matrimonio cristiano, messo sotto la protezione della Madonna e di san Giuseppe. A predisporre ed animare il rito della “calata” sarà la Confraternita del Sant’Anello, ricostituita e riorganizzata un anno fa, l’11 settembre 2016. Per la circostanza il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti disse: «Con la ricostituzione di quest’antica confraternita risalente al XV secolo si riporta in auge un’istituzione che può fare anche oggi del bene su due versanti. In primis, avvicinare la Chiesa a persone che sono un po’ lontane da essa, ma attratte da forme che hanno un loro legame con la tradizione. Dall’altra parte essere uno strumento di formazione di carità cristiana per chi appartiene. Questa è una circostanza felice in cui la Chiesa ritrova anche una varietà di possibilità di appartenere che non può che fare bene». Lo stesso servizio a cui i futuri diaconi sono chiamati a svolgere nella Chiesa non può prescindere dai suddetti «due versanti» evidenziati dal vescovo ausiliare mons. Giulietti.