(UNWEB) Perugia. Venerdì sera 12 novembre alla Sala del C.U.T., Centro Universitario Teatrale di Perugia, è andato in scena lo spettacolo Vecchi si nasce e io modestamente… di e con Maria Anna Stella, con la consulenza drammaturgica e la regia di Roberto Ruggieri.
La performance prosegue quel cammino fabulatorio in solitaria che Maria Anna Stella ha iniziato con “Terrae Motus/Motus Animae”.
In questo caso l’indagine della performer si concentra sulla condizione della vecchiaia interiore senza disgiungerla dalla problematicità della gestazione della stessa performance, esposta attraverso un flusso di coscienza in tempo reale, davanti a testimoni, più che a spettatori. In quanto creatrice dell’opera, Stella è in grado di concepirla e scriverla ogni volta realmente, straniandosi sulla scena ed esponendosi crono-psico-nauticamente al rischio di misurarsi con il momento presente, elaborandolo a vista, all’impromptu.
Stella si interroga ironicamente in merito alla sua pseudo-carriera professionale di attrice, ghiotta occasione per lei di esercitare proficuamente una satira pungente nei confronti delle contraddizioni, delle storture e della distratta autoreferenzialità del routinario dominante sistema produttivo teatrale umbro e italiano, impregnato di falsi sorrisi e di ipocrite ritualità, restio com’è ad accogliere visioni e poetiche indipendenti, rinunciando così alla ghiotta possibilità di rigenerarsi raccontando semplicemente la verità, inseguito com’è da inderogabili esigenze produttive proprie delle artificiose esigenze commerciali date dalla insana e imperante stagionalità teatrale.
Al tempo stesso Stella coglie l’opportunità di ripercorrere in cerca di verità i momenti salienti della propria vita, a partire da quando fu concepita e messa al mondo, già vecchia, satura di pensieri e di inquietanti presagi concernenti il futuro.
La performance si trasforma così in una riflessione sulla vecchiaia interiore, e quindi sulla morte, sul caso che traccia e costella la nostra precaria esistenza, riunendone i frammenti, sulla sua apparente insensatezza e sulla misteriosa, serendipica ed entelechiale tessitura che sembra occultamente contraddistinguerne il teleologico processo.
Martellata incessantemente e senza soluzione di continuità da domande sul senso della vita alle quali si sottopone in modo ironico da sola, da interrogativi impossibili che è andata ponendo in anni di ricerche sul territorio agli abitanti, ossessionata dalla vita che le sfugge continuamente di mano, si inserisce nella cornice visionaria di un teatro estremo, inteso come ‘atto di confessione spirituale’, sulla scia della concezione poetica e drammaturgica elaborata da Roberto Ruggieri.
Maria Anna Stella, in un concentrato sinfonico di registri del pensiero e del sentire umano, grazie al suo peculiare modo di scrivere sulla scena, alla forza delle sue parole e dei suoi furiosi e teneri pensieri, ai suoi occhi sbigottiti di poeta, ci fa toccare schegge del suo isolato dolore, e così facendo del nostro: dopo aver tentato di rispondere a questa sequela di domande, nonostante tutto e tutti, pervicacemente in cerca di verità, avverte la sua mente illuminarsi, raccontando quello che vede ‘ora e qui’ mentre le esplode dentro, cogliendo il pensiero che lo spettacolo di cui era in cerca è proprio quello che ha per oggetto e per soggetto se stessa, grazie alla sua confessione che si è andata estrinsecando attraverso l’incontenibile e incandescente flusso verbale, à bout de souffle.
Lo spettacolo che ha ottenuto una Menzione speciale della giuria del Festival 20 30, Premio Cantiere Risonanze – Maggio 2021 – Bologna, è stato molto apprezzato dal pubblico dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che il tema della vecchiaia non ha come riferimento l’età anagrafica. La vecchiaia, nella sua dimensione psicologica e affettiva, impone a tutti una riflessione sul passare del tempo, sul valore dell’esperienza vissuta e, in ultima analisi, sul senso della vita.