•Nato dal contributo di 28 autori narra tremila anni di storia, dal passato etrusco al Novecento
(UNWEB) – ORVIETO – - È stato presentato questa mattina all’Auditorium di Palazzo Coelli, il volume Orvieto. Il museo della città. 50 opere della sua storia, appena pubblicato da Officina Libraria, curato da Giuseppe M. Della Fina e nato dalla consapevolezza che la storia di una città può essere narrata attraverso i monumenti, le opere d’arte e le realizzazioni del suo artigianato artistico.
Un progetto editoriale ambizioso che copre i tremila anni della storia di Orvieto: dal passato etrusco sino al Novecento. Dal cippo a testa di guerriero, rinvenuto nella necropoli di Crocifisso del Tufo e scolpito da uno scultore anonimo tra il 530 e il 520 a.C., alle porte in bronzo per la Cattedrale realizzate da Emilio Greco negli anni Sessanta del Novecento.
Tra queste due opere, che aprono e chiudono il volume, vengono descritti e narrati - per limitarsi a qualche esempio – capolavori del ceramista attico Exekias, dei pittori Simone Martini, Lippo Memmi, Gentile da Fabriano e Luca Signorelli, degli architetti e scultori Lorenzo Maitani e Ippolito Scalza, dello scultore Francesco Mochi, dell’orafo Ugolino di Vieri. Nel libro non mancano però opere di un artigianato artistico di qualità notevole nella consapevolezza – mutuata da Gustave Flaubert – che non sono le perle a fare la collana: è il filo.
Il volume si apre con interventi di Roberta Tardani - Sindaco di Orvieto, e Daniele Di Loreto - Presidente della Fondazione per il Museo “Claudio Faina”, ed ospita contributi di 28 autori: Laura Andreani, Lara Anniboletti, Giovanna Bandinu, Guido Barlozzetti, Paolo Binaco, Claudio Bizzarri, Alessandra Cannistrà, Luana Cenciaioli, Giordano Conticelli, Maurizio Damiani, Raffaele Davanzo, Giampaolo Ermini, Corrado Fratini, Stefania Furelli, Roberta Galli, Laura Guidi di Bagno, Aldo Lo Presti, Silvio Manglaviti, Fabio Marcelli, Luca Montecchi, Rocco Olivadese, Francesco Pacelli, Luca Pulcinelli, Alberto Satolli, Simonetta Stopponi, Giusi Testa, Alessandro Trapassi. Il coordinamento della ricerca iconografica e della campagna fotografica è di Massimo Achilli.
Alla realizzazione dell’opera hanno partecipato tutti gli Enti cittadini: Comune di Orvieto, Diocesi di Orvieto-Todi, Fondazione per il Museo “Claudio Fina”, in collaborazione con Opera del Duomo di Orvieto, Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, Cassa di Risparmio di Orvieto S.p.A., Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, G.A.L. Trasimeno-Orvietano, Fondazione per il Centro Studi “Città di Orvieto” in un esempio virtuoso di collaborazione istituzionale. “Una condivisione di squadra con la voglia di vincere e un comune obiettivo – ha sottolineato, tra l’altro, il Presidente della Fondazione Faina, Di Loreto – è stato importante il ruolo del ‘direttore d’orchestra’ Della Fina che ringraziamo e di tutti gli studiosi che hanno dato il loro contributo senza protagonismi. E’ un inizio di ‘lavoro in rete’ che va alimentato con la consapevolezza che sono operazioni di sistema come queste che sono necessarie”.
All’incontro di presentazione, coordinato da Guido Barlozzetti, sono intervenuti Roberta Tardani, Daniele Di Loreto, Monica d’Onofrio (Rai – Radio 3), Andreas M. Steiner (direttore delle riviste “Archeo” e “Medioevo”) e Giuseppe M. Della Fina (curatore del volume) che, da parte sua, ha precisato: “abbiamo dato conto della storia di una città, dai grandi artisti alle opere artigiane. Abbiamo provato ad entrare nelle storie perché dietro ogni opera c’è una storia. È il libro di diverse generazioni di studiosi che si sono occupati di Orvieto dagli anni ‘70 ad oggi. Sono il compendio di 45 anni di persone che si sono dedicate a questa città”.
“Orvieto non è una città museo: è una città viva, un’esperienza autentica” – ha affermato invece il Sindaco, Roberta Tardani che ha aggiunto: “Questa frase l’abbiamo ascoltata e ce la siamo ripetuta più volte quando, circa un anno e mezzo fa, abbiamo cominciato a lavorare insieme alle istituzioni cittadine e agli operatori di settore per ricostruire l’immagine di Orvieto da proporre al Mondo. Lo abbiamo fatto puntando non solo sulle meraviglie che una storia millenaria ci ha lasciato in eredità ma soprattutto sulle persone, invertendo quel paradigma che per anni aveva proposto Orvieto come ‘città narrante’.
Allora, quando lo storytelling era una parola sconosciuta, fu un’intuizione di Piergiorgio Maoloni che nel tempo tuttavia la città non ha saputo cogliere e sfruttare non riuscendo mai fino in fondo a riempirla di contenuti ed emozioni. Oggi, dunque, abbiamo voluto puntare sui narratori, gli orvietani e gli innamorati della nostra città, i custodi di questa bellezza. Sono loro che la vivono, che accompagnano i figli a scuola passeggiando nella storia, che sorseggiano un bicchiere del nostro vino nei locali del centro storico, che nelle botteghe artigiane rinnovano le nostre tradizioni. Sono loro che la conoscono fin nelle sue antiche viscere e possono trasmetterne l’anima oltre che l’incredibile bellezza che già da sola riempie gli occhi. Ma che potrebbe non bastare se non accompagnata dal racconto, da una narrazione condivisa, dalle emozioni.
Per questo ho particolarmente apprezzato il lavoro di questo volume dove 50 opere e luoghi di Orvieto vengono raccontati dagli orvietani, studiosi, esperti e appassionati, che così danno vita alle meraviglie di questa città, non solo le più note e conosciute ma anche quelle più insolite e nascoste che hanno ancora più bisogno di essere raccontate. Un lavoro che non dovrebbe essere confinato a questo volume ma che - questo è l’auspicio e il nostro obiettivo - possa continuare e rinnovarsi quotidianamente per far conoscere a chi arriva a Orvieto una città viva, per far vivere loro un’esperienza autentica attraverso lo scambio di storie”.