(UNWEB) Perugia. Tornano ad incrociare le braccia i lavoratori della Cotes, azienda di Perugia che opera nel settore degli appalti della telecomunicazioni, dopo che già il 20 maggio scorso si erano astenuti l'ultima ora di lavoro. Adesso, dopo una nuova assemblea, hanno deciso 3 ore di sciopero a fine turno il 24 giugno.
"Tra i motivi per cui è stato proclamato lo stato di agitazione c'è sicuramente la richiesta di rinnovo del contratto integrativo aziendale fermo, oramai al 2008 – spiegano in una nota la Rsu della Cotes insieme alla Fiom Cgil di Perugia - un passaggio doveroso per le professionalità espresse, tanto più in anni di pandemia, quando i lavoratori delle istallazioni telefoniche sono stati fondamentali per permettere al Paese di andare avanti, in un momento in cui bisognava restare distanti, ma connessi".
Ma accanto all'integrativo, dietro lo sciopero c'è una forte incertezza sul futuro del settore. Commentando la notizia della firma del memorandum tra Tim, Open Fiber e Cassa depositi e Prestiti e l'obiettivo di avere un unico operatore di reti di telecomunicazioni, l'assemblea non ha potuto che manifestare la propria preoccupazione per la totale mancanza di considerazione per il mondo degli appalti nelle telecomunicazioni. "Le dichiarazioni dei vari soggetti in campo sono volte a tranquillizzare rispetto alla volontà di creare una rete unica integrata in tutto il territorio nazionale – spiegano la Rsu Cotes e la Fiom Cgil - ma, ad oggi, è difficile non avere qualche dubbio su un'operazione che sembra volta a risolvere più che altro i problemi dei colossi delle tlc, a partire dall'indebitamento di Tim. Questo accade in un settore che, dopo la privatizzazione e soprattutto negli ultimi dieci anni, ha visto una progressiva perdita di competitività e ricavi e che non vede presenti solo i lavoratori diretti di Open Fiber e Tim, ma anche migliaia di dipendenti di aziende che operano negli appalti e nei subappalti".
Sono questi, secondo la Fiom Cgil, che non trovano spazio nei titoli dei giornali e che più di tutti hanno sofferto i guai del settore, la competizione attraverso il massimo ribasso e criteri di selezione sempre più al risparmio, che alla fine non generano ricchezza e causano malfunzionamenti e ritardi nelle consegne dei lavori. "Stiamo parlando di uno degli asset strategici del presente e del futuro – insistono la Rsu Cotes e la Fiom Cgil – visto che una delle priorità del Pnrr è la digitalizzazione del Paese, ma occorre porsi la domanda se a fronte di queste ingenti risorse si continuerà, dall'alto, a cercare di comprimere il costo del lavoro attraverso aziende appaltatrici che accettano una concorrenza esasperata. Il nuovo soggetto, praticamente un monopolista, che scelte farà?", si chiedono i lavoratori insieme alla Fiom Cgil.
Per Nico Malossi della segreteria della Fiom di Perugia: "Le richieste salariali dei lavoratori Cotes, oltre che ragionevoli e motivate da una crescente inflazione, sono un segnale rivolto non solo alla propria azienda, ma a tutti i soggetti che hanno delle responsabilità nel settore. Un settore – prosegue il rappresentante sindacale - in cui per effetto degli impegni presi con l'Europa le tempistiche sono molto sfidanti e già ci si lamenta per la mancanza di manodopera. Ma a fronte di questo non si smette di mettere in competizione le aziende degli appalti che così non creano sinergie. Mentre nessuno si pone il problema di rendere maggiormente attrattivo un mestiere altamente professionalizzato. Anche per questo – conclude Malossi - la Fiom nazionale da tempo sta chiedendo un confronto sulla specifica questione del settore al Mise".